Le cause sono le precedenti comorbidità (preesistente cardiopatia), la gravità della polmonite e della compromessa ossigenazione e l'infiammazione sistemica
Il SARS-CoV-2 può comportare problemi a livello cardiaco e si stima che oltre il 40% dei pazienti ricoverati presentino indicatori di danno cardiaco. Non è il virus in sé a causarli ma un ruolo chiave nel danno cardiaco durante l'infezione da coronavirus sono le precedenti comorbidità (preesistente cardiopatia), la gravità della polmonite e della compromessa ossigenazione e l'infiammazione sistemica. A sostenerlo - spiega il prof. Gianfranco Sinagra (nella foto), direttore della Scuola di Specializzazione in Malattie dell'Apparato Cardiovascolare dell'Universita' di Trieste e della Cardiologia - è uno studio basato sull'esperienza di patologia cardiovascolare della professoressa Rossana Bussani dell'Istituto di Anatomia Patologica di Asugi-Università di Trieste, criticamente analizzata con i colleghi cardiologi dell'ospedale di Cattinara (Trieste) e ricercatori molecolari di Icgeb, il Centro internazionale di Ingegneria Genetica e Biotecnologie di Trieste. Se nelle precedenti pandemie le miocarditi erano descritte con una frequenza sino al 20-30% dei casi autoptici, questo lavoro sostiene - spiega Sinagra - che, invece "la miocardite è stata identificata in meno del 2,5% dei casi, e, che la miocardite non sembra essere causata direttamente dal coronavirus essendo risultata negativa la ricerca molecolare del genoma virale.
La ricerca dell'Università dell'Australia Occidentale, i risultati di una revisione sistematica e una metanalisi che ha esaminato 11 studi su oltre 24mila partecipanti
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